3 settembre 2014

Route Nazionale 2014 - Terza Parte: la Carta del Coraggio

Ebbene, ho letto pure io la Carta del Coraggio.
Non mi aspettavo niente di diverso:
ingenuità, forza, determinazione, freschezza, idealismo, pure qualche dibattistata, anche un po' di coraggio, insomma, tutto quello che mi sembra legittimo attendersi da giovani responsabili, pronti a Servire e desiderosi di vivere con gli altri e non a scapito degli altri.
E ancora meno di prima riesco a spiegarmi la natura di qualsivoglia polemica.
Forse, banalmente, trentacinquemila ragazzi che sono disposti a camminare per ore zaino in spalla per incontrare se stessi attraverso le lenti della fatica e della Povertà della Strada, seguono il Signore senza Paure  o Terrori Paure e Terrori ne suscitano in chi spera di mantenere lo status quo.
I Ragazzi chiedono e perchè non dovrebbero?
Cosa c'è di strano, non dico di male, semplicemente di strano, in ragazzi che chiedono, io mi domando, da suscitare scandalo in altri Capi Agesci? 
(Ribadisco che delle opinioni dei vari siti o giornali integralisti & affini non ho alcun interesse).
Ed è davvero così sconvolgente leggere dichiarazioni di impegno?
No, guardate, la Carta del Coraggio non è un documento nè eretico nè innovativo e tanto meno eversivo.
Trasuda entusiasmo, il normale e abbacinante entusiasmo dei vent'anni, l'entusiasmo giusto della generazione giusta di questo inizio XXI Secolo.
Forse dell'unico gruppo organizzato di giovani attivi che non agisce contro qualcuno ma per qualcosa.
E, poi, se la scrivessimo noi Capi una nostra Carta del Coraggio sarebbe poi tanto tanto diversa da quella dei ragazzi?
Molte delle loro richieste non sarebbero le nostre stesse?
E le nostre dichiarazioni di intenti?
Come mi ha ricordato il mio caro amico Luciano, (Mt, 18) l'Unione in Cristo non ha nulla a che vedere col genere.
La Religione Cattolica non è monolitica, cambia, lentamente e costantemente in retroguardia, ma cambia nei suoi contenuti sociali.
Un Cristiano dell'anno mille poco capirebbe della Chiesa del I secolo, come, spero, anche il più feroce teocon resterebbe scandalizzato dalla Chiesa dell'Inquisizione e dei roghi se venisse riportato a quei tempi.
E, a proposito di tempi:
è' strapassato il tempo del Gott mit uns, siamo noi che dobbiamo accostarci a Dio e non pretendere che Dio stia a rincorrere le nostre granitiche zuccherose e spietate posizioni, posizioni legittime se personali un po' meno se di pretesa universale applicazione.
La Carta del Coraggio, probabilmente, non resterà nella Storia e nella Memoria per Coraggio e Profondità dei contenuti.
Ma non è stata scritta per questo.
Se è sintomo di un grave errore educativo io non lo so, non posso escluderlo, ma, se così fosse, dubito che sia generato da un lassismo educativo, bensì da una insoddisfazione che, mi dispiace dirlo, è ben più che giustificata nei confronti di una Chiesa che, negli anni del berlusconismo più sfrenato, si sa bene da che parte si è schierata, con tutte le dolorose conseguenze in termini di distruzione della Famiglia Italiana Cattolica.
Rassegnatevi, l'interpretazione della Scrittura dei trentacinquemila germogli dell'Agesci è diversa dalla vostra, come la vostra è diversa da quella di Torquemada.
Non è grave, sono duemila anni che succede.
Quindi, questa Carta del Coraggio?
Ah, non lo so, non mi ci affezionerei tanto, perchè è l'ondata di rinnovamento, forza, amore, pensiero ed azione che è già partita da San Rossore che farà la differenza.

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