1 maggio 2017

Un Materano su Arrakis.

Arrakis, meglio noto come Dune, è l'immaginario pianeta centro di  una della più estesa saga fantascientifica della letteratura che inizia proprio con il romanzo intitolato Dune.
Romanzo ecologico per antonomasia, contiene un messaggio di ineluttabilità profetica dell'evoluzione della specie umana.
La trama è avvincente e il romanzo ha avuto un successo planetario, completato da numerosi seguiti, è diventato un film ed una serie TV e pure una serie di videogames.
Tra poco verrà girato un nuovo film.
La sociologia di quest'opera è accurata, dettagliata, affascinante.
L'Universo è coerente nella sua struttura e a tratti sembra che si stia leggendo un libro di storia.


E' uno dei miei romanzi preferiti.
Quando lo lessi per la prima volta fu l'intreccio a tenermi incollato alle pagine.
Nella mia ultima lettura, un paio di settimane fa, sono altri gli elementi ad avermi colpito.
Primo: la religione.
In questo caso la superstizione diventa religione e la religione fa avverare le profezie.
Ma, in Dune,  è la Natura stessa a generare la Profezia, la Preveggenza, il Soprannaturale.
L'uomo diventa Profeta e poi si avvicina alla Divinità per mezzo di un fenomeno naturale.
L'uomo diventa un  messia riluttante, preveggente e, nonostante tutto, incapace di evitare il Jhad distruttivo che la sua stessa esistenza mette in moto.
Ma c'è un altro piano di lettura che mi ha sempre colpito, inconsciamente.
L'acqua.
Su Arrakis non c'è acqua e tutto il romanzo si basa su questa scarsità.
L'economia, gli usi, tutto si incentra su questo pianeta strategico in cui le condizioni di vita sono durissime.
Io vengo da Matera che è patrimonio dell'Umanità UNESCO non semplicemente per i Sassi, come comunemente si crede.
Ma per l'acqua.
I miei antenati hanno costruito un raffinatissimo sistema di raccolta, purificazione e conservazione della acque piovane.
Canali scavati nel calcare per convogliare le acque, pozze di decantazione, cisterne di tutte le dimensioni.
Ora è quasi tutto sepolto dalla sabbia e dimenticato.
Quando leggevo degli ingegnosi sistemi di recupero e raccolta delle acque su Arrakis non potevo e non posso fare a meno di pensare quanto i fondamenti della vita naturale nella mia città di origine siano stati come rimossi dalla realtà.
Matera è esistita per millenni grazie alla raccolta intelligente delle acque.
Ora le acque non sono più raccolte.
Sono bastati pochi lustri di acquedotto per dimenticare una tecnologia raffinatissima e vitale.
In compenso, parte della rete fognaria cittadina è ancora precedente al paleolitico in efficienza ed efficacia.
E allora conviene rifugiarsi su Arrakis, un mondo duro, in cui, però, la conoscenza è vita, al pari dell'acqua.








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