12 marzo 2017

La Legge della Giungla di Enrico Brizzi

Ho appena finito di leggere questo divertente romanzo autobiografico e ne sento già nostalgia.
Nostalgia di quelle pagine in cui è stato fin troppo facile trasfigurare la mia vita parallela di esploratore nel Reparto Sagittario nella seconda metà degli anni '80.
Una delle cose che più mi è piaicuta è il modo esemplare con cui Brizzi traduce lo scoutese a chi è completamente digiuno di scoutismo.
L'altra, questo filo invisibile che mi ha condotto qui e che è evidente nel romanzo.
Anche io possiedo ed ho letto più volte "Il Manuale del Trapper" di Andrea Mercanti, Scout bolognese.
Indosso lo stesso fazzolettone del gruppo di Baffo 001.
Ho provato l'ansia dell'ingresso, del passaggio, la gioia infantile del primo distintivo guadagnato sul campo, l'euforia di un attacco sul fianco ben riuscito (e ho buone speranze che anche le Coccinelle, quest'anno, si educhino allo schwerpunkt) e la meraviglia del primo cielo stellato in solitudine.
Sapevo cosa fossero gli SS20, ho temuto per Chernobyl, ho ancora gli incubi dopo aver visto The Day Afther e ho attraversato la trasformazione dell'Italia da Paese di speranza a Nazione di disperazione.
Suggerisco la lettura di questo breve romanzo a genitori di Lupetti e Coccinelle, a Capi Scout e anche a chi considera quest'ultima isola di resistenza umana in questo paese, in cui ci sono più razzisti che uomini, come parte del problema e non di una sempre più lontana soluzione.



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