31 agosto 2014

Route Nazionale 2014 - Prima Parte: il mio mattoncino

Due diverse unità scout che si incontrano e fanno attività insieme sono una meraviglia di bellezza e impegno.
Tre sono una grande festa.
Più di tre sono un rave party in uniforme.
Io continuo a pensarla così, eh, sia chiaro.
La Route Nazionale mi ha colto in un momento particolare, a cavallo di due lavori, due città e tre gruppi scout.
E, no: non mi sono offerto volontario, sono stato richiamato in servizio tipo cartolina precetto dei riservisti.
Dopo una breve chiacchierata al pub con il mitico Francesco ed un'altra con il nostro direttorecaposcoutcaporeparto Daniele, mi sono trovato, a inizio anno, arruolato nella Pattuglia IT.
La Route Nazionale non è quel tipo di evento che suscita il mio entusiasmo, ma dopo quasi Trent'anni di Agesci ho imparato a fidarmi di chi mi sta attorno in Associazione.
Così, una bella sera d'inverno, mi sono trovato in teleconferenza (via Mumble) con una dozzina di altri Capi.
La prima di molte volte.
E' stata un'esperienza incredibilmente arricchente.
Da tutte le parti d'Italia, di tutte le età, un plotone di Capi appassionati e professionisti di Linux e di Software Libero hanno progettato, implementato e mantenuto l'infrastruttura IT di una Città di 35mila abitanti.
Hanno dimostrato, nei fatti, che non solo il Modello AGESCI è vincente, ma anche che usare Linux è il modo Scout di usare il Computer.
Mi dispiace di non aver potuto fare di più (Io ho 'solo' gestito Redmine, il gestionale della prima fase dell'organizzazione), ma così è la vita.
E' stato un lavoro di mesi, impegnativo e qualificante, i cui risultati non spetta a me giudicare, sono alla luce del sole.
Non posso che rinraziare chi mi ha dato l'opportunità di cimentarmi in quei mesi di Servzio, non posso che abbracciare i miei fratelli della Pattuglia IT che troppo poco spesso ho l'occasione di rivedere.
Spero che il patrimonio di codice progetti e competenze possa restare all'AGESCI ed essere diffuso come buon esempio di informatica etica, che so, ad un Linux Day, perchè noi abbiamo dimostrato coi fatti che un altro mondo è possibile, non un mondo ideale ed astratto, ma concreto, fatto di ospedali, mense, sala stampa, parole, stampanti, applicazioni mobili e sudore, polvere, strada ed Amore.
Grazie di cuore, buona strada a tutti.


23 agosto 2014

Cassandra Crossing




Ormai siamo dall'altro lato del fiume.
Le crisi in Medio Oriente e quella, distinta ma miltiarmente contigua, in Ucraina sono probabilmente ancora controllabili ma innegabilmente in deterioramento.
Su queste poco frequentate pagine, oltre che di scoutismo, linux e speculazione edilizia a Matera si è parlato abbastanza spesso di Geopolitica e, rileggendo qualche vecchio articolo, mi accorgo di aver azzeccato la convergenza verso l'attuale situazione.
Nella cartina, la realtà. 
Ho cerchiato in rosso le guerre guerreggiate, in giallo le instabilità più gravi, senza essere troppo sicuro di aver piazzato tutti i cerchi che servirebbero.
Dieci anni fa, cinque anni fa, c'erano molti meno cerchi.
Nel 1990 ce n'erano pochissimi.
L'Italia dorme, ma il mare diventa sempre più stretto, sempre più stretto.
Dall'altro lato del mare, lo stesso mare azzurro dei nostri bagni estivi, scorre il sangue.
Lo possiamo ignorare, certo.
Solo fino a Novembre.
Poi vedremo chi boicotta chi: Noi Gazprom o Gazprom Noi, per tacere della Libia, in fiamme...
E gli italiani continuano a saper tutto delle caratteristiche dei calciatori e a ignorare completamente quelle delle spade di damocle che oscillano sulle loro teste.
Dormienti.
Sarà un risveglio doloroso, più tardo il risveglio più catastrofiche le conseguenze, a meno di non passare direttamente dal sonno alla morte.
Qualcuno potrebbe dire che aveva ragione la Fallaci, ma io non concordo con nessuna forma di anti islamismo.
Perchè Isis, Hamas, Hezbollah e compagnia bella non hanno nulla a che vedere con l'Islam, come Torquemada e l'Inquisizione non avevano nulla a che vedere col Cristianesimo.
Di fatto, Isis, Hamas, Hezbollah e tutti i vari gruppi estremisti hanno nell'Occidente un avversario secondario, di bandiera.
Il loro vero nemico è l'Islam.
Non l'Islam moderato.
L'Islam tout court.
Un cancro interno ad una Civiltà Sorella che rischia di travolgere anche noi, inetti, ignoranti,  smemorati, incapaci di distinguere il bene dal male.
Va di moda, in questi giorni, farsi una doccia gelata per un'iniziativa benefica.
A Novembre, quando Putin il pacifico chiuderà i rubinetti del gas e lo stesso faranno i fratellini dell'Isis in Libia, la faremo tutti una doccia fredda.
Ci sveglieremo o moriremo assiderati?

22 agosto 2014

fra i due litiganti...

Mi farebbe davvero piacere che la candidatura di Matera a Capitale Europea della Cultura si concretizzasse.
Ho appoggiato l'idea sin dall'inizio, seppur non acriticamente, e sarebbe davvero una bella opportunità per la mia Città.
Quest'estate ho potuto starci davvero troppo poco ma non posso che apprezzare quel po' di fermento culturale di cui sono stato indirettamente testimone.
Le bellezze della mia Città, dai Sassi al Parco della Murgia, meritano tutta la valorizzazione possibile.
Il Turismo potrebbe essere una delle risposte ai problemi economici della mia Terra.
Certo, tutte ovvie banalità.
Ma, si sa, le cose ovvie, in Italia, non sempre vanno per la maggiore.
E, a volte, nemmeno l'ovvio accade.
Tuttavia, resto fiducioso.
Escluso, appunto, l'ovvio, che, purtroppo, sembra sfuggire ai più.
Anche se Matera diventasse la Capitale Europea della Cultura per il 2019, anche se l'organizzazione e la gestione della macchina turistica fosse compiuta a puntino, anche se si girasse  nei Sassi un film all'anno, non si potrebbe di certo pensare di risolvere Il Problema:

Per dar lavoro a cinquantamila persone, a Matera, non basta il turismo: servono l'industria manifatturiera con associato terziario avanzato.

Quanti ex-operai dei salottifici, quanti laureati in materie tecniche od umanistiche possono essere riconvertiti in camerieri e personale d'Hotel?
Quante guide turistiche possono campare decorosamente nel nostro territorio?

E tutti gli altri?

Intendiamoci, non sto dicendo che la Candidatura sia inutile o che le iniziative culturali parallele siano superflue.
Non intendo assolutamente inserire degli "invece di" nel contesto.
Lo so che vanno per la maggiore affermazioni tipo "invece di Matera 2019 si pensi alla monnezza".
Non c'è nessun invece, ci si deve occupare della monnezza come se la Candidatura non ci fosse e della Candidatura come se a Matera ci fosse una raccolta differenziata perfetta.
Non esiste nessuna contrapposizione tra le iniziative culturali del pubblico e del privato, legate o meno alla Candidatura, con la normale amministrazione di una normale città.
Quello che vedo completamente mancare a tutti i livelli, ma non da oggi, da lustri, è una banale politica industriale.
Ora, è ovvio che il Comune di Matera ha ben poche carte da giocare dal punto di vista della ripresa economica industriale.
E quelle poche, ovviamente, le gioca a perdere.
Mi riferisco alla speculazione edilizia, che coi suoi effetti economici perniciosi prosciuga le residue energie e risorse economiche della Città.
Non parliamo, poi, del livello regionale.
Ho avuto a che fare con la burocrazia regionale che si occupa di promozione delle imprese.
Un piccolo autoesplicativo aneddoto...
A parte le tempistiche da piano quinquennale sovietico, mi è stato richiesto, a suo tempo, di produrre il preventivo per l'acquisto di dei software, preventivo che doveva essere firmato dall'amministratore delegato dell'azienda produttrice.
Un'azienda americana dal fatturato sicuramente maggiore del PIL della Basilicata...
Dovevano dare a me il preventivo firmato dal CEO.
La stampa del listino da pagina web non era sufficiente a dimostrare che il tal software costava effettivamente tal dobloni.
Ah, la fatturazione a consuntivo, questa sconosciuta...
Temo sia superfluo aggiungere altro.

La Candidatura è una cosa bellissima.
Le varie Summer School anche.
I Sassi sono Meravigliosi.
Il Parco della Murgia un tesoro.

Il Turismo è importante e contribuirebbe a risolvere il Problema, ma, da solo, non lo risolve.


Facciamoli pure conoscere al Mondo e cerchiamo di trarne tutti i vantaggi possibili.
Ma per far sì che la gente partecipi a tutti questi eventi, che paghi i biglietti di musei e spettacoli teatrali, che abbia voglia e tempo di andare ai concerti  blues e jazz, occorre che abbia uno stipendio.

Riguardo il benessere di Matera, la Cultura ed il Turismo, intesi come risorse economiche risolutive, sono come la risposta alla domanda "E' più veloce un aereo o  è più buona la nutella?"
Non ha senso.
Non ha senso dividersi sul pro o sul contro, per quanto sia legittimo e anche doveroso denunciare ed opporsi alle distorsioni clientelari e agli errori più madornali, ma non ha senso semplicemente perchè è inutile.
Per come stanno le cose, se si perde, la povera gente farà la fame.
Se si vince, la povera gente farà la fame ugualmente.




20 agosto 2014

cowboys & aliens aka partigiani e terroristi

Molto, molto spesso, il terrorista è il partigiano nella definizione dell'oppressore.
Ma non è sempre così.
I nazisti consideravano terroristi i partigiani e banditi i soldati dell'esercito italiano co-belligerante.
Noi, invece, consideriamo partigiani i partigiani e non consideriamo affatto  i soldati dell'esercito italiano co-belligerante.
Di esempi del genere se ne possono fare a bizeffe, a partire dagli Zeloti contro i Romani finendo coi Kurdi.
Esiste, indubbiamente, un'ampia fascia grigia in cui i due termini possono essere soggetti ad interpretazione soggettiva, ma questa fascia grigia non è totale.
Il primo discriminante è la natura dell'entità combattuta dai terroristi/partigiani.
Parliamo di un occupante straniero? 
Ovviamente la probabilità che si abbia a che fare con partigiani è assai elevata.
Parliamo di una democrazia? 
Analogamente, la probabilità che si abbia a che fare con terroristi è assai elevata.
E se l'occupante è una democrazia straniera?
Eh Eh Eh, qui sì che torniamo nella zona grigia.
Passiamo ad un altro criterio.
Gli obiettivi.
No, non gli strumenti: gli strumenti di terroristi e partigiani sono fondamentalmente gli stessi: guerriglia e bombe.
Ma contro chi?
Facile:
i partigiani contro le forze militari, di occupanti e dittatori.
I terroristi contro la popolazione civile: propria o degli occupanti.
Ovviamente faccio una affermazione di carattere generale: è già successo molte volte che forze partigiane abbiano lanciato bombe contro militari occupanti e ammazzato più civili che militari, ma, come si dice, è il pensiero che conta.
Nella Patria della equiparazione tra fascisti e partigiani non poteva mancare l'equiparazione tra terroristi e partigiani.
Cosa avranno da equiparare, poi, le persone che, se si trovassero alla mercè della gente che santificano, sarebbero sicuramente lapidati e/o sgozzati da costoro? 
Forse questo fenomeno si ouò spiegare con il genetico masochismo della fu Sinistra Italiana? 
Non divaghiamo e lasciamo ai posteri l'ardua sentenza.
Torniamo a noi.
Senza troppi giri di parole ritengo che Hamas non rientri nella categoria dei Partigiani per due motivi:

  1. Gaza non è occupata da Israele;
  2. Hamas lancia i suoi missili esclusivamente ed esplicitamente contro la popolazione civile israeliana.
E' vero che, secondo taluni, l'intera popolazione civile di Israele sarebbe un obiettivo militare legittimo, affermazione talmente irricevibile da non meritare commento, ma è completamente evidente come le azioni di Hamas si discostino notevolmente da quelle di un movimento di resistenza.

Gaza è sotto assedio perchè occupata da Hamas e sfido chiunque a dimostrare il contrario.
(Mi piace vincere facile, prima della presa, violenta, del potere a Gaza da parte di Hamas la città non era soggetta al terribile embargo di questi anni).
In Cisgiordania, occupata da Israele nella guerra difensiva contro il secondo tentativo di genocidio effettuato dai paesi arabi (il primo è del 1947-48), i Palestinesi che tirano pietre (e anche fucilate) ai soldati israeliani occupanti hanno una legittimità di sicuro di gran lunga superiore a quella dei miliziani di Hamas.
Per analogia, ritengo, personalmente, che i membri dell'Irgun che fecero saltare il King David Hotel di Gerusalemme fossero autentici e genuini terroristi.
Tuttavia, personalmente, non considero nemmeno Hamas (o ISIS) dei gruppi esclusivamente terroristici.

Non hanno nulla a che vedere con l'IRA o le Brigate Rosse, eccetto la ferocia e la propensione ad ammazzare innocenti.
Sono gruppi armati nemici, in primis, delle popolazioni tra cui operano.
E sono una minaccia mortale per le popolazioni del Medio Oriente e per l'Occidente.
Ci si può parlare? Certo, ma da posizioni di forza, non di debolezza.
Come li si può fermare?
Come si risolve la questione Gaza?
Ah, non chiedetelo a me, so di non saperne abbastanza.
Di sicuro lasciar mano libera ad ISIS nella (ex?) mezzaluna fertile e i gaziani ostaggi di Hamas non è una buona idea, di sicuro bombardare ad libitum non è una soluzione.
In linea di principio, si dovrebbe agire in maniera tale da convincere le popolazioni locali che è meglio andare da vecchi nel Paradiso di Allah che da giovani in quello di Hamas/ISIS.
Perchè, ricordiamolo, in apparenza i fondamentalisti islamici combattono l'Occidente, in realtà la vera guerra è contro l'Islam.

PS: nel frattempo, in Siria, da TRE anni, ogni istante è un giorno di Gaza.


14 agosto 2014

San Massimiliano Kolbe

Oggi, 14 agosto, la Chiesa venera San Massimiliano Kolbe.

Ho sentito parlare per la prima volta di lui alle scuole elementari.
Già, negli anni 80 del secolo scorso, alle elementari, si parlava anche di Auschwitz.
La Maestra Nicoletti ci raccontò di un sacerdote che si offre al posto di un padre di famiglia (che sopravvisse all'inferno dei lager e dopo la guerra tornò a casa) per scendere nella cella della morte.
Il perchè dovesse morire mi sfuggiva, all'epoca.
Cioè, mi sfuggiva il concetto di qualcuno che ammazzava gente così, tanto per ammazzare.
Quindi, nella mia mente di bambino, quest'uomo che sceglie di morire di fame per salvarne un altro rimase profondamente impressa.
A Padre Kolbe in una giornata come questa di 73 anni fa iniettarono acido fenico nel cuore, dato che le SS avevano deciso di essersi divertite abbastanza in due settimana di agonia.
Ho visitato la cella della fame in cui fu rinchiuso ad Auschwitz nel 1941.
E al momento ritengo semplicemente di doverlo testimoniare.
E' successo.

3 agosto 2014

Prospettiva dal Cancello della Morte: Auschwitz-Birkenau e Gaza

La cosa che mi ha sconvolto di più, lo dico subito, è stato un plastico, un modellino.
Non i capelli, nè le scarpe dei bambini, nè gli occhiali.
Ma il plastico della camera a gas.


Centinaia di persone nude, ammassate al buio in una stanza grande quanto una tavernetta o poco più.
Poi, lo Zyklon B e mezz’ora di agonia tra urla, vomito, feci, urina, panico, calca e terrore.
Il plastico.
Non intendo parlare qui della mia visita ad Auschwitz, ma dell’impressione che ne ho ricavato riguardo il conflitto tra Arabi ed Israeliani ed il ruolo della Sinistra Italiana come focolaio di guerra e non di pace.
Il Popolo Palestinese ha diritto a vivere in pace in territori dai confini sicuri e certi esattamente come quello Israeliano.
Israele opprime da lustri il Popolo Palestinese e ha commesso e sta commettendo innumerevoli atrocità contro civili inermi, questo ognuno lo sa.
Ma Hamas è figlio della violenza dell’occupante israeliano.
Ma l’Occupazione della Cisgiordania e di Gaza è figlia, a sua volta, di tre guerre di aggressione genocide subite da parte israeliana, guerre di aggressione da cui Israele è uscito vincitore: 47-48, Guerra dei Sei Giorni, Guerra del Kippur.
E le guerre di aggressione subite da Israele sono figlie della Spartizione della Palestina, figliastre di una politica coloniale britannica a dir poco ambigua e cerchiobottista e…
Dell’Olocausto.
Figlio, a sua volta, non della follia di un uomo solo.
Ma di un sistema di Sterminio di cui tutta l’Europa ha gradi differenti di responsabilità.
Se ritenete utile  definire porci assassinigli israeliani, dedicate, però, per non essere, come dire, ‘sproprozionati’, termine di gran voga ultimamente, qualche seria bestemmia anche (a seconda della vostra età anagrafica) ai vostri genitori/nonni/bisnonni plaudenti o acquiescenti alle abominevoli leggi razziali in vigore nell’Italia della ‘brava gente’.
Quello che succede a Gaza o e successo il giorno di Yom Kippur del 1973 è soprattutto colpa loro.
Ma torniamo a noi.
Non si risolverà la questione Palestinese finchè non si comprenderà il peculiare punto di vista Israeliano: il terrore delle camere a gas.
Non sto dicendo che gli ebrei d’Israele sono giustificati nelle loro azioni militari contro i Palestinesi, tutt’altro.
Faccio mie, su questo, le parole di Moni Ovadia e di Daniel Barenboin: non esiste soluzione militare.
Sto dicendo, in breve, che secono il punto di vista di chi non ha visto sei milioni di propri correligionari gassati dai Nazisti (quindi di gran parte dell’Umanità), non sono razionali.
E’ vero, Hamas lancia missili da scuole ed ospedali e a volte ce li immagazzina dentro.
Ma questa non è una ragione sufficiente per bombardare scuole ed ospedali.
E’ vero, Hamas usa i soldi degli aiuti internazionali per costruire tunnel per attaccare Israele e la popolazione di Gaza come scudo  e carne da cannone, ma questa non è una ragione sufficiente per macellare migliaia di innocenti, non è una ragione valida neppure dal punto di vista militare, figuriamoci da quello umano.
Israele sta commettendo efferati crimini di guerra in piena complicità con Hamas e con probabile suo vantaggio, dato che il fine di Hamas è Hamas, non di certo il benessere dei palestinesi.
E non può affibbiare tutta la responsabilità delle stragi a questa organizzazione esecrabile ma con cui si deve venire a patti, prima o poi.
Israele può difendersi senza far strage di civili, come dimostra il terribile muro nella West Bank che rende la vita dei Palestinesi un inferno, ma che almeno resta vita e non morte per rappresaglia agli attentati e alle incursioni.
Lo so, Iron Dome, lo scudo antimissile israeliano, funziona relativamente solo se il numero di razzi lanciati da Hamas è opportunamente ridotto dai raid dell’aviazione, ma non vedo ragione di condurre una campagna così sanguinosa se non per il motivo di cui sopra: il terrore delle camere a gas.
E di questo, noi tutti, che torniamo alle nostre case senza missili in arrivo sul collo, dobbiamo tenere conto.
Noi dobbiamo tirarci fuori dal rimpallo di responsabilità tra cause ed effetti e dal tifo organizzato. 
Il linguaggio dell'odio usato sul web è solo benzina sul fuoco che spinge letteralmente la maggioranza degli israeliani moderati nelle braccia degli estremisti ad un gioco del tanto peggio tanto meglio di cui tutti faremo le spese: oggi la gente di Gaza, i Palestinesi ed anche gli israeliani bersagliati dai razzi. Ma, con i califfati che spuntano come funghi sulle rive del Mediterraneo, anche noi poveri illusi di italiani ci troviamo con la guerra alle porte.
L’ipocrisia della Sinistra Italiana su Israele e Palestina è così gigantesca che se la si potesse trasfromare in voti Bertinotti sarebbe presidente della Repubblica e Vendola Primo Ministro.
Quasi duecentomila morti in Siria in tre anni, anzi, nelle stesse ore dell’ennesima guerra di Gaza in Siria morivano multipli delle persone macellate a Gaza nel più assordante silenzio di chi ora non ha altro fiato per urlare la legittima indignazione per il massacro di innocenti perseverando sul silenzio riguardo le azioni di Hamas.
Per non parlare della Libia, dell’ Iraq e...
Chi paragona Hamas ai partigiani italiani dovrebbe porsi una semplice domanda: gli risulta che i partigiani italiani evitassero di proposito scontri coi soldati nazifascisti per attaccare esclusivamente ed esplicitamente la sola popolazione civile tedesca?
Domanda retorica.
Hamas lancia missili esclusivamente ed esplicitamente contro case, scuole ed ospedali di Israele.
Hamas, nel 2014 ancora, proclama la necessità della distruzione del nemico sionista.
Hamas, con la massima tranquillità e trasparenza, parla di una tregua di durata decennale finalizzata esclusivamente all’acquisizione degli strumenti adatti a sterminare gli israeliani e chiede ad Israele di togliere il blocco da Gaza per poter fare con comodo i propri affari.
Un po’ come fanno i nostri pacifinti.
Devo davvero tradurre in italiano cosa significa la frase “distruzione del nemico sionista?”
Il plastico di cui parlavo all’inizio.
Lo sterminio della popolazione ebraica di Israele.
Tutte le volte che un israeliano medio, che manco odia gli arabi ed è magari stanco di vedere i propri figli e fratelli scannati o di rifugiarsi dai missili, non può che accettare il “tanto peggio tanto meglio” di fronte all’isolamento a cui è spinto dall’antisemitismo dell’Europa Occidentale.
Patria dei volenterosi carnefici macchinisti ed affini di Hitler (eccetto i danesi, gli unici a dire NO).
Perchè Israele legge nella corrente campagna di odio a senso unico l’unica parola che sa leggere: Olocausto.
Alla fine cosa intendo dire?
Come non giustifichiamo un drogato violento per la sua infanzia di degrado ed abusi, ma ne comprendiamo le motivazioni, così io non giustifico le stragi di innocenti ed il sangue sparso da Israele ma ne comprendo bene le origini.
Perchè le ho viste coi miei occhi ad Auschwitz.
Si dovrebbero far sforzi per la Pace, non contro Israele.
L’Israele frutto della vittoria in guerre di aggressione e sterminio iniziate dagli Arabi.
L’Israele che si è ritirato da Gaza nel 2005 e che ha messo il blocco nel 2007 (e nel frattempo? Cosa è successo in quasi due anni ai questa fetta di Palestina nè occupata nè assediata?)
Le opinioni pubbliche mondiali dovrebbero puntare ad isolare gli estremisti, non a rendere inevitabile la guerra e la distruzione anche agli occhi dei moderati.
Ed il movimento di opinioni attuale che nega la Storia ed è cieco non solo di fronte ai missili di Hamas ed al suo regime di terrore nei confronti degli stessi Palestinesi ma anche  di fronte alle stragi Siriane, Libiche, Irakene non può che contribuire alla strage.
Sarebbe davvero bello che l’Europa raccogliesse il fardello delle proprie responsabilità ed inviasse un contingente di Pace in Palestina.
Per difendere sì i palestinesi.
Ma anche gli israeliani: siamo sicuri che sia il caso di mandare soldati tedeschi a cercar missili e bombe nei tunnel?
Perchè di questo si tratta: proteggere la popolazione palestinese nel West Bank, proteggere quelle colonie che non saranno sgombrate come quelle di Gaza e… dar la caccia ad Hamas a Gaza.
Pensateci la prossima volta…
La prossima volta che condannate l’uno ed assolvete l’altro. 
Perchè il colpevole assolto non ritornerà sui suoi passi.
L'antisemitismo dell'Europa Occidentale è un macigno sulla Pace. 
Quasi una pietra tombale.
Scrive Daniel Barenboim:
Scrivo queste parole come titolare di due passaporti, israeliano e palestinese. Le scrivo con il cuore affranto, mentre i tragici eventi di Gaza nelle ultime settimane hanno riconfermato il mio profondo convincimento che non può esserci una soluzione militare al conflitto israelo-palestinese. Non è questo un conflitto politico, bensì umano, tra due popoli che nutrono la medesima, e in apparenza irriconciliabile, convinzione di avere diritto esclusivo allo stesso minuscolo lembo di terra. Ed è proprio perché si è trascurato questo particolare in tutti i negoziati che ogni tentativo per trovare una soluzione al conflitto fino ad oggi è fallito. Anziché riconoscere la vera natura del conflitto, e risolverla, le due controparti hanno cercato soluzioni facili e veloci. Sfortunatamente, non esistono scorciatoie se si vuole arrivare a una soluzione. La scorciatoia funziona solo quando conosciamo bene il territorio che attraversiamo — ma in questo caso nessuno possiede quella conoscenza, proprio perché il nocciolo e l’essenza del conflitto rimangono entità sconosciute e inesplorate. Provo profonda partecipazione per il terrore in cui vivono oggi i miei concittadini israeliani: il rombo continuo del lancio dei razzi, il timore di venire colpiti o di veder dilaniati i propri cari. Ma provo altrettanta e profonda compassione per la sorte dei miei concittadini palestinesi di Gaza, che vivono nell’angoscia e piangono le loro perdite spaventose giorno dopo giorno. Dopo decenni di devastazione e morte da una parte e dall’altra, l’odierno conflitto ha toccato un livello di efferatezza e di disperazione fino ad ora inimmaginabile. Mi azzardo quindi ad avanzare una proposta: che non sia proprio questo il momento migliore per cercare una vera soluzione al problema? Certo, il cessate il fuoco è indispensabile, ma non basta. L’unico modo per uscire da questa tragedia, l’unico modo per evitare nuove tragedie e nuovi orrori è proprio quello di sfruttare la disperazione del momento e costringere tutti a parlarsi. Non ha senso che Israele si rifiuti di negoziare con Hamas o di riconoscere il governo di unità nazionale. No, Israele deve ascoltare quei palestinesi che vogliono parlare con un’unica voce. La prima risoluzione da raggiungere è un accordo comune sul fatto che non esiste più l’opzione militare. Solo allora si potrà cominciare a discutere di una soluzione equa per i palestinesi, che aspettano da decenni, e della sicurezza di Israele, anch’essa sacrosanta. Noi palestinesi ci aspettiamo una soluzione giusta, altro non chiediamo che giustizia e gli stessi diritti garantiti a ogni popolo sulla terra: indipendenza, autodeterminazione, libertà e tutto ciò che ne scaturisce. Noi israeliani vogliamo vederci riconoscere il diritto a vivere sullo stesso territorio. La spartizione della terra potrà farsi solo dopo che i due contendenti avranno non solo accettato, ma profondamente compreso, che possono vivere uno accanto all’altro, non volgendosi le spalle. Alla base stessa di un riavvicinamento da tanto tempo auspicato si avverte il desiderio di condividere gli stessi sentimenti di empatia e di compassione. A mio parere, la compassione non è solo il sentimento che nasce dalla comprensione delle esigenze dell’altro, a livello psicologico, bensì incarna un vero obbligo morale. Solo attraverso lo sforzo di capire la tragedia dell’altro potremo muovere i primi passi gli uni verso gli altri. Nelle parole di Schopenhauer: «Nulla ci ricondurrà così celermente sul sentiero della giustizia come l’immagine mentale del dolore, del lutto e delle lacrime del perdente». In questo conflitto, siamo tutti perdenti, e potremo superare questa drammatica situazione solo iniziando ad accettare e a riconoscere la sofferenza e i diritti dell’altro. E sulla base di questa comprensione reciproca potremo sperare di costruire un futuro insieme. 
Daniel Barenboim, Direttore musicale del Teatro alla Scala
Ecco, io ritengo che questo pensiero sia da coltivare, proteggere, allargare, difendere dalle armi e dalle urla ignoranti della realtà.
Io non ho una soluzione, non sono stato a Gaza e non sono stato a Sderot, vivo in Italia e lavoro per la Pace, non contro qualcuno al di là del mare.


Ovviamente, quanto scritto qui sopra non è inteso per il pubblico che ha taciuto sui quasi duecentomila morti siriani.
Il silenzio su quelle ed altre stragi copre ogni loro parola successiva