22 settembre 2008

Il Tempo dello Scoutismo.

Giunto alla vigilia di un evento fondamentale della mia 'carriera scout', mi sto interrogando un po' non sulle fondamenta del mio impegno, ma su una serie di quesiti apparentemente banali:

  • Per quanto tempo è sano fare il Capo Scout?
  • Quanto Tempo libero è sano dedicarvi?
  • E, soprattutto: quanto deve contare il pensiero dello Scoutismo ed attività anche impropriamente correlate, nella vita quotidiana di un Adulto?

Mi piacerebbe che a queste domande rispondiate anche voi, cari anonimi lettori, ovviamente senza ricorrere a risposte che in analisi matematica si definirebbero come "soluzione banale". Che, nel nostro caso, è una risposta del tipo:

  1. Per sempre
  2. Quello Necessario
  3. Come Sopra.

Prima di esporre la mia opinione sui tre punti, dico la mia su cosa io intenda per: "è sano". o, meglio, per "non è sano".
Non ritengo sia sano dedicarsi a qualcosa per coprire, in tal modo, le proprie manchevolezze e problematiche personali. La Vita è un dono di Dio che va impiegata per imparare ad amare, non per ammazzare il tempo in attesa della morte, seppur con modalità abbastanza innocue per il resto del genere umano.
Leggevo sulla Stampa di oggi un articolo sulle crisi vocazionali dei capi scout e potrebbe sembrare paradossale che io stia qui a porre il problema opposto.
Ovviamente, quando per motivi familiari il mio tempo libero subirò una drastica decurtazione, appenderò il fazzolettone alla forcella della Partenza, almeno per qualche anno. Oppure, nel momento in cui non sarò più in grado di partecipare ad attività all'aperto causa deficit fisici, emigrerò nel misterioso universo dei quadri associativi, sperando di non diventare complice di certe alzate di ingegno tipo la riforma della Formazione Capi Agesci, che si potrebbe descrivere così:
La Base:" Non abbiamo tempo di fare 2 campi di formazione di 1 settimana, ci occorre flessibilità" a cui i quadri hanno risposto:" Visto che non avete tempo di fare 2 campi di formazione di 1 settimana, per venirvi incontro ne farete 3, di cui 2 di 1 settimana".
Un esempio a caso ma ce ne sarebbero altri...
Io mi interrogo su dove sia situato il confine tra la passione e la paranoia, tra il desiderio di servizio e la tossicodipendenza, tra l'attenzione ai ragazzi e lo sfogare le proprie frustrazioni personali.
Mi interrogo ora su questi temi proprio perchè ora mi sento abbastanza sicuro di essere lontano dai limiti che voglio definire.
E' sano incontrarsi al Pub coi membri della Co.Ca. e parlare di aberrazioni che dovrebbero essere estranee allo scoutismo?
E' sano incontrarsi al Pub coi membri della Co.Ca. ed organizzare attività scout?
Beh, senza falsa ipocrisia: io sono il primo a trovarmi in queste situazioni.
E mi preoccupo un po' per il futuro del mio Servizio.
Riuscirò ad evitare contaminazioni?
Ma ecco le brevi rispostine alle mie domande:

  1. Finchè si è in grado di svolgere l'Azione Educativa coerentemente con la Branca in cui si è in Servizio. Ad Akela non è richiesto di fare 10km con zaino + tenda. Dal mio punto di vista trovo il mestiere di Akela assai più faticoso di quello di Maestro dei Novizi, ma è un altro problema...
  2. Quello necessario all'Azione Educativa purchè non siano terzi a stabilirlo in base a considerazioni personali piuttosto che in base al Regolamento Metodologico. Se ciò non avviene, problemi non possono esserci perchè in base al tempo disponibile ti verrà affidato un incarico adeguato. Sempre ad esempio, finché il mio lavoro non cambierà ( scenderà sotto le 40 ore effettive settimanali invece delle 55 e rotti attuali con ferie solo ad Agosto ), la branca E/G mi sarà praticamente preclusa.
  3. Il meno possibile. E qui mi sento sulla buona strada, soprattutto perché ogni volta che mi capita di sentire di problemi di Co.Ca. non inerenti il nostro 'core business' inizia a venire l'orticaria e non mi appassiono più alle relative discussioni teologico-dottrinali.
E voi che ne dite?

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